In estate, in occasione della presentazione del suo nuovo libro (I terribili segreti di Maxwell Sim) ho avuto il piacere (e l'onore...concedetemelo) di ascoltarlo raccontare dei segreti particolari della sua scrittura, del suo diventare scrittore e dei banali aneddoti legati ai parti delle sue storie. Uno tra tutti legato al tema del rapporto tra uomo e progresso scientifico, tra essere umano e tecnologia: andando in vacanza con la moglie in Irlanda e avendo appena acquistato la sua nuova auto (giapponese), si è imbattuto in un marchingegno geniale, quale il Navigatore Satellitare. Arrivato al porto, lo intravedeva, non aveva più bisogno di ascoltare attentamente le indicazioni di quello strano nuovo oggetto tecnologico, la moglie continuava a parlargli e a distrarlo, non dalla strada, ma dalla voce del navigatore..."Shut up" le grida. Lì capì che qualche ingranaggio del suo meccanismo moglie-tecnologia non andava. Che rapporto abbiamo noi, oggi, con la tecnologia? La utilizziamo perchè ne abbiamo veramente bisogno o perchè non riusciamo a farne a meno? E davvero non possiamo farne a meno?
Coe ha continuato a parlare di se e del suo essere bambino, diverso, dotato di una propensione alla scrittura, piuttosto che al gioco di gruppo per le strade di Birmingham. La sua è stata una vocazione, una scoperta che è maturata in tutta la sua vita, ma comunque costante fin dalla fanciullezza. Ecco, nel suo essere bambino, concedetemelo...asociale, che preferisce inventare storie da condividere con un foglio, piuttosto che giocare con i suoi coetanei, rivedo il protagonista de "La banda dei Brocchi", Benjamin Trotter. Un bambino, prima, ed un giovane, dopo, che vorrebbe reinventare la musica attraverso la letteratura, dando vita alla più grande opera di tutti i tempi.
Leggetelo, amatelo come lo amo io, sarà un avventura!
Eppure pensavo di avertelo regalato io il primo libro di Jonathan Coe...
RispondiElimina...eh no...ci aveva pensato lo sconto feltrinelli del 25%!!!
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